Davide Grittani

Sono nato a Foggia (14 giugno 1970) dove tutt’ora vivo. Ho studiato all’Accademia di Comunicazione di Milano diplomandomi con una tesi sul giornalismo di Dino Buzzati (1993), ho prima collaborato e poi diretto il settimanale Viveur (1994-2000), quindi lavorato alla Gazzetta del Mezzogiorno (2000-2014). Per apprendere i processi editoriali ho frequentato una masterclass della Holden (Carpi, 2000) tenuta da Ernesto Ferrero e Gabriella D’Ina, mentre l’interesse per la scrittura cinematografica mi ha portato all’indimenticabile ciclo di lezioni di Bernardo Bertolucci ed Ettore Scola al Centro sperimentale di cinematografia (Roma, 2001). Miei interventi e reportage sono apparsi su Corriere della Sera, The Post Internazionale, Pangea e Achab, attualmente collaboro all’edizione pugliese del Corriere della Sera e dirigo il periodico BLab Magazine.

«Scrivo per indignazione, intimamente convinto che scrivere sia rifiutarsi di obbedire. Non conosco altri modi per farlo, altri modi che non riconducano alle radici della scrittura. Al suo vano tentativo di correggere il mondo».

Di quello che scrivo si sono occupati Giorgio Bàrberi Squarotti, Giampaolo Rugarli, Dacia Maraini, Ettore Mo, Corrado Augias, Marcello Sorgi, Wanda Marasco, Massimo Canalini, Roberto Pazzi, Furio Colombo, Andrea Carraro, Valeria Viganò, Piergiorgio Paterlini, Sebastiano Nata, Valentina Fortichiari, Roberto Saviano, Lia Levi, Vanni Santoni, Antonio Pascale e Sergio Nelli, facendo riferimento «all’abilità di trovare tra la spazzatura della cronaca straordinarie storie passate inosservate» (Andrea Carraro a proposito de La rampicante) e indicandomi «tra le voci più interessanti della narrativa ispirata alla vita reale» (Sebastiano Nata a proposito de La bambina dagli occhi d’oliva).

Dino Buzzati, Ernest Hemingway, Domenico Rea e Gabriel Garcìa Màrquez (per citare autori importanti nella mia formazione) prima di diventare gli scrittori che conosciamo sono stati costretti a espiare il peccato originale del giornalismo, a scontare la colpa di venire dalla cronaca. Condizione che fece soffrire in particolare Buzzati e Rea, nonostante il loro talento non fu mai messo in discussione. Questa diffidenza dura tutt’ora sotto forme differenti. Un luogo comune duro a morire, nonostante metà del Novecento letterario sia stato concepito grazie alla cronaca (dalla ferocia della guerra alle tensioni sociali che seguirono, fino al boom economico che sfigurò il Paese), e nonostante romanzi divenuti la spina dorsale della nostra storia siano stati ispirati da episodi che solo la scrittura ha sottratto all’oblio (si pensi ai brutali soprusi commessi nella campagna d’Africa). L’approfondimento di alcuni fatti di cronaca si è rivelato determinante per la scrittura di Colpa di nessunoLa rampicante e La bambina dagli occhi d’oliva.